| | Nel corso delle ultime settimane, mi sono ritrovato a fare una riflessione su un tema che in gioventù non ho mai davvero considerato a me caro, ma che con il passare degli anni ha iniziato a trovare una sua collocazione all’interno dei miei pensieri.
Sto parlando del legame e del rapporto che abbiamo con le tradizioni da cui proveniamo: eventi, fatti, iniziative, ma anche usi o costumi del proprio territorio, tutta quella serie di “piccole cose” che diamo per scontate quando stiamo crescendo, ma che, con il passare del tempo, ci accorgiamo quanto scontate non siano. Ogni anno che passa, infatti, si perde o si rischia di perdere qualcosa: il tempo è inesorabile e porta via con sé persone e ricordi, e tutta quella serie di tradizioni non è altro che l’eredità che queste persone hanno ricevuto da chi le ha precedute, e che lasceranno a chi verrà dopo di loro… Se sarà loro permesso, s’intende.
Dico questo, perché non è affatto scontato che per determinate tradizioni ci sarà un ricambio generazionale: sono ormai decenni che la globalizzazione sta avendo effetti a medio e lungo termine sui territori, a partire dallo spopolamento di intere aree verso zone più economicamente produttive, arrivando al calo dell’uso dei dialetti e delle parlate locali, sempre meno diffusi tra i giovani che, piuttosto, preferiscono imparare una o più lingue straniere, sicuramente più utili per trovare lavoro, magari all’estero (e contribuendo quindi allo spopolamento già precedentemente citato).
Al lettore verranno quindi in mente un paio di domande, magari di indirizzo opposto, del tipo “Perché questa dovrebbe essere una cosa brutta?”, oppure “Come possiamo cambiare tutto ciò?”. Alla prima, rispondo che è certamente questione di opinioni personali, ma se devo dedicare trenta secondi ad esporre quale sia la mia, trovo che proprio nelle nostre radici trae origine il nostro percorso di vita, personale e collettivo, e che perdere il legame con le stesse sia una mancanza che si rifletterà non solo sulle nostre esistenze, ma anche su quelle delle generazioni a venire. Alla seconda domanda, rispondo che soltanto proprio tramite un dialogo tra generazioni sarà possibile far comprendere ai più giovani il valore e l’importanza di ciò che viene lasciato loro dai propri genitori e dai propri nonni, e che questo non gli “appartiene”: ne sono soltanto i custodi pro tempore, in attesa che lo scorrere del tempo designi nuovi eredi a cui passare questo testimone.
Da parte mia, mi sono accorto che questo percorso alla ricerca delle proprie tradizioni l’ho vissuto con il Carnevale: la mia città natale ha una lunga tradizione carnevalesca, tanto che quest’anno ne festeggia la ormai 139esima edizione, con tutta una serie di iniziative che ne hanno segnato la storia. Vorrei citarne una nello specifico, la pubblicazione cartacea che viene pubblicata proprio in occasione del Carnevale, da ormai 68 anni. Personalmente, è l’ottavo anno che partecipo, più o meno attivamente, alla sua realizzazione: ho iniziato mandando una vignetta umoristica, che negli anni sono diventate oltre quaranta in tutto. Quest’anno, poi, assieme alla mia compagna e ad altri due artisti della mia associazione, ho realizzato la copertina della stessa: è un onore che è riservato solo agli artisti più riconosciuti di questo territorio, ed esserne fra gli autori (anche se di un’opera realizzata ad otto mani) è per me fonte di grande soddisfazione.
Questo piccolo contributo che ho offerto alla comunità da cui provengo mi ha fatto pienamente sentire il senso di appartenenza alla mia città ed al territorio di cui fa parte, luogo in cui sono nato ed a cui appartengo da generazioni. E, nel mio piccolo, provo a raccontare il mio percorso, in particolare ai più giovani: è per questo motivo che da anni, sempre tramite la mia associazione, al Laboratorio di Fumetto da noi organizzato cerco di far produrre contenuti da pubblicare in occasione del Carnevale, così da dare a tutti la possibilità di fare questo tipo di percorso, che ci fa offrire qualcosa alla comunità a cui apparteniamo e ci fa ricevere qualcosa in cambio, in un fenomeno di arricchimento reciproco che contribuisce a tramandare tradizioni di cui, solo con l’età, ho iniziato a capire l’importanza.
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