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Diciotto anni per un diploma (letteralmente)

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Vash SD
view post Posted on 14/8/2023, 22:14 by: Vash SD
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Chi mi conosce da qualche anno in più, si ricorderà le mie disavventure scolastiche: da adolescente frequentavo il Liceo Scientifico, ed arrivato in classe quarta, avendo deciso che era fantastica, l'ho rifatta una seconda volta e ho deciso che era letteralmente insuperabile, così mi ritirai e abbandonai gli studi.

Da allora ho sempre lavorato, seppur in ambiti molto diversi fra loro, ed ero categorico nella mia decisione del non riprendere gli studi. Agli amici ed ai parenti che provavano ad insistere, ho persino dedicato un breve fumetto che ho realizzato nel 2017 e che prendeva in giro questa continua insistenza di quasi tutti nel farmi tornare sui libri.
Consideravo la scuola un capitolo chiuso e, sebbene comunque reputassi importante gli studi, li ho sempre associati ad un periodo preciso della propria vita, che nel mio caso era già passato. Tuttavia, a volte la vita ci fa prendere decisioni inaspettate...

Arrivato all'estate 2020, non so bene nemmeno io per che motivo, inizio ad avere il pallino fisso del diploma. Non avendo concluso le scuole superiori, mi mancava quel tassello di vita che ogni tanto tornava a bussare alla porta, anche sul lavoro, dove spesso mi sono sentito chiedere quali studi universitari io avessi fatto (domanda che deflettevo rapidamente, in genere). Ho quindi iniziato a sondare le opportunità che avevo, informandomi grazie a qualche consiglio sulle scuole private, ed ho scoperto che in quell'ambiente esiste un gigantesco mercato sotterraneo per diplomarsi: a me, hanno chiesto 7000 euro "all inclusive" con la garanzia di diplomarmi in una scuola paritaria nel Lazio, ci pensavano loro a cambiarmi la residenza e tutto. Il dialogo è andato più o meno così: "sei elegante, sai parlare, per come ti presenti, per me sei già diplomato" mi fa l'impiegata, ed io scherzando rispondo "oddio, oggi non ho studiato!" e ridiamo assieme. Mi spiega che ci sono degli... aiuti, e che "non devo preoccuparmi", perché "se dovesse esserci un controllo con i militari, ci riprovi l'anno prossimo a spese nostre, ma non preoccuparti: i controlli li fanno in Campania, mentre la scuola nostra amica è nel Lazio, lì controllano meno!" ... dire che ero senza parole è un eufemismo.

Ci ho pensato una notte. La mattina dopo inizio ad informarmi sulla scuola pubblica, cercando qui attorno: trovo un Istituto Tecnico Commerciale vicino casa, una vecchia "ragioneria" per intendersi, ci sono le tasse scolastiche e i libri da pagare, sono tre anni di studi (il biennio si assolve a parte, ma io ero già a posto) e grazie agli anni di liceo avevo diritto a qualche credito in classe terza... Tento l'avventura, mi iscrivo mandando online i moduli e qualche scansione delle vecchie pagelle.
Mi presento il primo giorno di scuola, ci portano in auditorium perché siamo tantissimi, siamo iscritti più di 40 persone. Le insegnanti ci fanno un discorso sul percorso scolastico e di vita che stiamo per intraprendere, l'impegno che è richiesto ma che è la decisione giusta. Tra i presenti, non tutti si diplomeranno. Io ho un solo pensiero: frequento qualche giorno, vedo l'andazzo, e se vedo tutto questo non fa per me, semplicemente non mi ripresento. Cosa può andare storto?
Poco meno di tre anni dopo, in quello stesso auditorium, si tiene il mio esame orale. Si inizia da un'immagine, estratta a sorte tra quelle preparate dalla commissione nelle settimane prima, e nel giro di mezz'ora sto mostrando l'elaborato sul mio PCTO, che al serale riguarda soprattutto l'interazione fra gli studi ed il proprio percorso lavorativo. Io ho preparato un powerpoint a fumetti che lo racconta... Riesco a strappare qualche risata.
Nel pomeriggio, esce il voto: 100 e Lode. Sarà arrivato a trentasei anni e rotti, ma voglio vantarmene, almeno un pochino, come dovere verso me stesso, per la fatica ed il sacrificio che mi ha richiesto questo risultato e per la soddisfazione che provo nel poter dire "dopo tanti anni, finalmente ce l'ho fatta".

Ho tante persone da ringraziare, ma non lo farò qui. Volevo solo prendermi questo spazio per raccontare una piccola, microscopica parte di questo percorso e per ammettere, al me stesso di qualche anno fa che non voleva tornare a studiare: avevi torto.
 
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